giovedì 10 novembre 2011

Variazioni allotropiche del carbonio


Giorgia arricciò il naso avvertendo un leggero odore di bruciato. Doveva essere suggestione, pensò rimettendosi a leggere l'articolo che l'aveva tanto presa, mentre aspettava di finire sotto le mani sapienti - e le braccia sexy! - di Herman, il suo parrucchiere. Si parlava di una tecnica ultra innovativa, eseguita da un laboratorio americano, per ottenere preziosi diamanti dalle ceneri dei cari estinti. Proprio non riusciva a smettere di ridacchiare pensando a questa nuova pazzia: le sfuggiva il complicato procedimento chimico-fisico che era alla base di tale magica trasformazione, ma poteva figurarsi quel bue muschiato della sua collega - 120 kg di acidità e misantropia - trasformarsi con un rapido bagliore nel Koh-i-Noor. 
Vista da fuori doveva sembrare una pazza a ridere così, da sola, meglio ridarsi un tono. Intanto l'odore di bruciato sembrava non andarsene. Forse non era suggestione, ma la vecchia sotto il casco della permanente che sfrigolava: da quella strega rinsecchita che le aveva rubato il posto al risciacquo non si sarebbe potuto cavare neanche un brillantino, ma almeno si sarebbe levata dai piedi, si stava facendo tardi e Giorgia aveva ancora mille cose da fare per la serata! Già, la serata con Piero...La Serata! La sera in cui lui, a lume di candela nel ristorante più in della città, tra il profumo della dozzina di rose rosse fatte arrivare solo per lei da Lottum, e sotto lo sguardo attento dei camerieri in livrea, le avrebbe finalmente infilato al dito l'anello chiedendole di sposarlo. 
Sapeva con certezza che sarebbe successo tutto quella sera: aveva raccolto indizi e indiscrezioni, aveva già tutto il copione in testa e ripassandolo si era ormai fatta l'ora dell'appuntamento: non si sarebbe fatta trovare impreparata! Trucco, parrucco, tacco vertiginoso e spacco da triplo-bypass. Non ci sarebbero state sorprese, pensava mentre si sistemava una ciocca di capelli ramati davanti allo specchio, ormai pronta per uscire e raggiungere Piero che l'aspettava in macchina, leggermente intorpidito dai canonici quarantacinque minuti di attesa. 
La corsa in macchina verso il ristorante, le luci soffuse del locale, il prosecco dell'aperitivo e il branzino alle erbe provenzali nel piatto: tutto fu risucchiato in un vortice che catapultò Giorgia al momento fatidico. Piero le teneva trepidante la mano su cui spiccava uno splendente solitario. Giorgia calcolò con occhio clinico i carati della pietra, la fissava ipnotizzata mentre avvertiva lo sguardo ansioso di Piero su di sé, il suo respiro mozzato dall'emozione mentre sceglieva le parole che le avrebbero cambiato la vita...
"Giorgia, sai...", la voce di Piero si ruppe un istante, per tornare ancora più emozionata, mentre gli occhi umidi passavano dall'amata alla mano inanellata che accarezzava "questa... è la mia mamma!"

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