mercoledì 23 maggio 2012

Respiri a fondo e dica 33


Da quando era in pensione, per nulla al mondo il dott. Pierpaolo Bellotti - dottor professor esimio luminare discendente di Esculapio - si sarebbe perso il convegno annuale internazionale "We are all doctors", organizzato in location prestigiose, ma soprattutto frequentato da giovani medici ambiziosi e di belle speranze per aggiornarsi e agguantare importanti occasioni professionali. A settant'otto anni suonati non erano certo le opportunità professionali ad interessare il Bellotti, quanto la possibilità di avvicinare qualche bella giovane dottoressa che scambiasse lui per un'opportunità di fare carriera. Certo, pur essendo aficionado dell'evento, non gli era ancora riuscito di portarsi a letto un medico in gonnella, ma la speranza è l'ultima a morire e negli anni non erano mancate toccatine, palpeggiamenti e strizzatine che - pur a costo di gran sberloni e risposte indignate - permettevano di rianimare di volta in volta le aspettative. E certo il dottor Bellotti non aveva bisogno di iniezioni di autostima, appollaiato sullo sgabello del bar - in posizione logisticamente studiata all'incrocio dei flussi di convegnisti che passavano da una sala all'altra, dal workshop sulle strategie riabilitative del velopendulo al meeting dedicato all'impiego della serotonina come cura palliativa per le emorroidi - dove, mentre si sistemava lo psichedelico papillon, sbirciava le più procaci convegniste. Non si deve però pensare che per PPB tutte le specializzande avessero la stessa carica erotica: da esperto del settore era ben attento a tenersi lontano da Dietologhe - paranoiche anoressiche - Proctologhe - lesbiche con tendenze sadiche - e Geriatre -  incapaci di abbandonare l'occhio clinico. Aveva quindi escogitato un sistema semplice e sicuro di diagnosi per distinguere le giovani dottoresse e le loro specifiche competenze: bastava un'occhiata alle 24ore da convegno che portavano orgogliosamente a tracolla, riportanti per ognuna il motto della Facoltà di Medicina cui erano affiliate. Ecco quindi arrivare una magnifica chioma leonina, un sorriso aperto, un petto prorompente sottolineato da splendide lentiggini color ruggine: "Every breath you take" lesse scrupolosamente il Bellotti sulla borsa della giovane donna medico e sudando cominciò a pensare: "Ecco un meraviglioso esemplare di Pneumologa e infatti...che bei polmoni! Una controllatina ci vorrebbe, verificare la pressione con un tocco da esperto...!". Il vecchio professore ondeggiò sul suo sgabello scosso dall'extrasistole provocata dalla grande eccitazione, ma intanto la pneumologa era passata senza degnarlo di uno sguardo. Non appena la vista si fece meno appannata, il medico poté scorgere una burrosa bellezza, bionda e morbida quasi fosse fatta di panna, avanzare nella sua direzione. "The first breath you take" era la scritta che capeggiava sulla sua borsa: "Perfetto, perfetto. Uno schianto di Ostetrica. Una donna che ha tanto da insegnare...oh sì....voglio tornare alle origini, rientrare là dove tutto ha avuto inizio...!". Ora il Bellotti sbavava in modo indecente e si sentiva attraversato da scosse come tanti piccoli aghi. "E' l'amore che ritorna", pensava, proprio mentre vide avvicinarsi una bellissima ragazza dall'incarnato di porcellana, splendidi capelli neri ad incorniciarle il viso e due polpose labbra di ciliegia, pronte a schiudersi solo per lui. Non si era ancora spenta l'ultima sinapsi di questo peccaminoso pensiero che Pierpaolo Bellotti si accasciò a terra, fulminato da un infarto miocardico acuto. Subito la giovane si chinò sul vecchio medico per soccorrerlo, incurante della borsa che, scivolando a terra,rivelava il logo della sua facoltà di specializzazione: "Breath, no more" - Anatomopatologia.

I want to die young but it's too late

Il Pizzetti giaceva inerte sulla moquette, la lettera in una mano e l'aspiarapolvere abbandonata al suo fianco che rombava furiosa. Provvidenzialmente riaprì gli occhi proprio nell'istante in cui sua madre incombeva su di lui in vestaglia leopardata e tripudio di bigodini, brandendo con foga la cannuccia di una bic, pronta ad una casalinga quanto salvifica tracheotomia, eseguita in base a quanto appreso nell'ultima puntata di "Doctor for a day". Per un attimo pensò di non reagire e andare incontro con sconosciuto coraggio alla materna soluzione finale e porre così fine ad una routine fatta di serate passate in casa a sfogliare "Tanatoprassi oggi", ma le parole della lettera lo riscossero con una salvifica botta di adrenalina. Balzò quindi in piedi, con una mossa alla Hulk Hogan si scrollò di dosso i 95 kg di compatta sollecitudine della genitrice, si sistemò gli occhialetti tondi sul naso e corse verso la soffitta all'urlo belluino di "Rock never dies!", travolgendo senza curarsene aspirapolvere - gatto - tavolinoconbicchierecondentieradimamma - pastorello di capodimonte con gregge al completo e sbattendosi la porta alle spalle. Un silenzio da preludio di catastrofe si abbatté sull'appartamento e sulla mamma del Pizzetti che rimaneva schienata come una tartaruga gigante, boccheggiando incredula...fino a che la casa intera fu scossa dal rullo della batteria.

...continua...

martedì 8 maggio 2012

Blues del servizio postale

Il destino aveva deciso di stare al gioco. Si divertì così a regolare sapientemente gli arrugginiti ingranaggi del servizio postale - piccole cose, in verità: doppia dose di caffè all'addetto allo smistamento narcolettico, un simpatico schnauzer alle calcagna del postino meno solerte, morbillo fulminante per la portinaia impicciona che s'imbosca la posta... - per far sì che ciascun esemplare della lettera - scritta in elegante grafia e sigillata in busta seppiata rettangolare - arrivasse nelle mani di ciascun destinatario nello stesso momento e nel medesimo istante, nelle diverse parti del globo, venisse letta. 
Fu così che gli occhietti miopi ed esoftalmici di Carlo Pizzetti - che gli amici una volta chiamavano Fish - si spalancarono stupefatti mentre il cuore mancava un colpo, proprio mentre Pierpaolo Zanchi - un tempo per tutti lo Zippo - quasi si strozzava con la sua caramella al muschio islandese soffocando una bestemmia a mezzavoce, nell'attimo stesso in cui Giulio Barlocco - mio padre, che nei suoi anni d'oro tutti conoscevano come il Perla - iniziava a sudare copiosamente incollandosi alla poltrona di cuoio strategicamente posizionata davanti alla TV ora ignorata. 
Solo una busta rimase sigillata, abbandonata muta nella cassetta già piena di volantini strillanti vecchie promozioni: Giuseppina Pigliafreddo - la strepitosa Ice Scream dalle lunghe gambe e dalla voce di miele e schegge di vetro - non sarebbe più tornata a casa per aprirla e stupirsi. Ma la lettera ancora non lo sapeva.

...continua...