martedì 8 maggio 2012

Blues del servizio postale

Il destino aveva deciso di stare al gioco. Si divertì così a regolare sapientemente gli arrugginiti ingranaggi del servizio postale - piccole cose, in verità: doppia dose di caffè all'addetto allo smistamento narcolettico, un simpatico schnauzer alle calcagna del postino meno solerte, morbillo fulminante per la portinaia impicciona che s'imbosca la posta... - per far sì che ciascun esemplare della lettera - scritta in elegante grafia e sigillata in busta seppiata rettangolare - arrivasse nelle mani di ciascun destinatario nello stesso momento e nel medesimo istante, nelle diverse parti del globo, venisse letta. 
Fu così che gli occhietti miopi ed esoftalmici di Carlo Pizzetti - che gli amici una volta chiamavano Fish - si spalancarono stupefatti mentre il cuore mancava un colpo, proprio mentre Pierpaolo Zanchi - un tempo per tutti lo Zippo - quasi si strozzava con la sua caramella al muschio islandese soffocando una bestemmia a mezzavoce, nell'attimo stesso in cui Giulio Barlocco - mio padre, che nei suoi anni d'oro tutti conoscevano come il Perla - iniziava a sudare copiosamente incollandosi alla poltrona di cuoio strategicamente posizionata davanti alla TV ora ignorata. 
Solo una busta rimase sigillata, abbandonata muta nella cassetta già piena di volantini strillanti vecchie promozioni: Giuseppina Pigliafreddo - la strepitosa Ice Scream dalle lunghe gambe e dalla voce di miele e schegge di vetro - non sarebbe più tornata a casa per aprirla e stupirsi. Ma la lettera ancora non lo sapeva.

...continua...  

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